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Dubbio "esistenziale": traduttori affermati che non riescono a fatturare per vivere degnamente?
Thread poster: María José Iglesias
Federica D'Alessio
Federica D'Alessio
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Senso del discorso Aug 31, 2012

Claudia Benetello wrote:

Sul resto ("che senso ha fatturare 60.000 se poi tanto ne devo dare 30.000 allo stato") non sono troppo d'accordo, perché anche se fatturi 30.000 ti resta in mano più o meno la metà... è tutto in proporzione.

Claudia


Certo, questo è ovvio. Ma il senso del mio discorso è: non mi interessa crescere imprenditorialmente, perché tanto in proporzione all'investimento umano necessario, non ne trarrei mai il giusto beneficio né la giusta soddisfazione; questo solo a causa dell'imposizione fiscale, e non per problemi relativi alla crisi del mercato in quanto tale, che invece contiene possibilità e problemi certo, ma anche sfide stimolanti. Il fisco però mi fa passare completamente la voglia.

Quanto alle spese, io facevo il tuo stesso ragionamento, ma mi sto convincendo che è sbagliato, nel senso che in un sistema fiscale dotato di logica sarebbe giusto, ma visto che questo sistema fiscale è illogico, per quanto sembri paradossale è più saggio consumare il più possibile prima in beni o servizi o esperienze, che accumulare per dopo, perché tanto non avrai comunque la possibilità di accumulare, visto che di tasse ti levano tutto. In poche parole è stato questo ciò che mi ha detto il commercialista. Noi saremo poveri Claudia, vivremo nella miseria, questo è fuori di dubbio; non c'è niente che possiamo fare per evitarlo entro le regole attuali, possiamo solo provare a cambiare le regole.


 
gianfranco
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Stringi stringi, i macigni sono due Aug 31, 2012

Federica D'Alessio wrote:
... il senso del mio discorso è: non mi interessa crescere imprenditorialmente, perché tanto in proporzione all'investimento umano necessario, non ne trarrei mai il giusto beneficio né la giusta soddisfazione; questo solo a causa dell'imposizione fiscale, e non per problemi relativi alla crisi del mercato in quanto tale, che invece contiene possibilità e problemi certo, ma anche sfide stimolanti. Il fisco però mi fa passare completamente la voglia.

Quanto alle spese, io facevo il tuo stesso ragionamento, ma mi sto convincendo che è sbagliato, nel senso che in un sistema fiscale dotato di logica sarebbe giusto, ma visto che questo sistema fiscale è illogico, per quanto sembri paradossale è più saggio consumare il più possibile prima in beni o servizi o esperienze, che accumulare per dopo, perché tanto non avrai comunque la possibilità di accumulare, visto che di tasse ti levano tutto. In poche parole è stato questo ciò che mi ha detto il commercialista. Noi saremo poveri Claudia, vivremo nella miseria, questo è fuori di dubbio; non c'è niente che possiamo fare per evitarlo entro le regole attuali, possiamo solo provare a cambiare le regole.


Federica,
non sono sicuro di capire, o non sono sicuro che sia chiaro quello che intendi.

Se fatturando 30mila restano 16-20mila e fatturando 55mila restano 30-35mila, le due situazioni sono ben diverse.
Con 16 netti non si riesce a vivere in modo indipendente e sostenibile, ma con 30-35 ci si riesce, e anche a mettere qualcosa da parte.

Infatti, non è una questione di non avere stimoli a crescere imprenditorialmente, è proprio, a parlare chiari, che fatturare 30mila (per vivere con 16mila netti), in base ai calcoli sviluppati, non mi pare certamente un lavoro part-time, non è una scelta di stare bassi, come diceva chi parlava di lavorare meno per dare la precedenza alla vita privata o altri interessi, mentre fatturare 55mila (per avere i 30mila netti) è veramente difficilissimo, anche lavorando full-time, anche se dedicati ed avendone la piena capacità.

Sì, è un problema di elevata imposizione fiscale (al 40-45% non è uno scherzo), ma anche di eccesso di offerta, che comporta discontinuità nel flusso di lavoro e ribasso nelle tariffe.

Gli altri problemi, che esistono, sono minori rispetto a questi due macigni che ostacolano (o rovinano) finanziariamente il traduttore freelance di oggi.

GF


[Edited at 2012-08-31 12:03 GMT]


 
Pierluigi Bernardini
Pierluigi Bernardini  Identity Verified
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Non una piega Aug 31, 2012

gianfranco wrote:

Grazie a Claudia, per avere fatto questi conti
e anche se non fossero validi per tutti, danno comunque con buona approssimazione un altra informazione utile a molti.

Si potrebbero ritoccare le cifre all'infinito, ma non ha molta importanza, l'ordine di grandezza è quello che conta.

Per esempio, hai calcolato l'INPS al 26,72%, pare che ora salga al 27,75% e poi salirà ancora. Fa una differenza dell'1%, circa 300 euro, che nel contesto dei valori finali che hai fornito, diciamo che fa poca differenza, come quando piove sul bagnato.

Aggiungo poi una nota positiva. Se non erro, gli importi pagati all'INPS nel corso l'anno seccessivo vengono detratti dal reddito imponibile. Se così fosse, questo dettaglio fa differenza, soprattutto per il regime semplificato (quello gravato da un carico fiscale e previdenziale del 45%), portandolo un po' piu' vicino agli altri due sistemi.
Infatti, con fatturato pari agli interi 30mila, meno i 5600 pagati all'INPS, si ha un imponibile di 24mila circa, che a sua volta fa diminuire i 6000 euro calcolati per IRPEF e tasse locali.

Comunque, in ogni caso, con un fatturato pari all'intero limite di 30mila euro, siamo intorno a cifre di reddito netto tra i 16mila e i 20mila euro.
Considerando che non tutti possono arrivare al limite preciso, e fermarsi, probabilmente chi sta in uno di questi regimi si ferma un po' prima, e allora semplifico prendendo un reddito netto indicativo di 16mila per tutti i ragionamenti del seguito.

Per riportare queste cifre globali al metro quotidiano, per fare 30mila euro lordi all'anno, stiamo parlando di una media di 2500 euro al mese per 12 mesi!!!
Se togliamo un mese di riposo e 30 giorni tra incombenze varie non produttive, magari una settimana di influenza, o comunque altri 30 giorni sparsi nell'anno in cui non si lavoro (molto normale), sono allora 3000 euro al mese per 10 mesi.
Siamo ancora su stime ottimistiche perché, come noto, i lavori non vengono in sequenza e in fila, uno dietro l'altro. I 5 giorni o anche i 10 senza lavoro o con lavoretti da pochi euro sono comuni, ci sono sempre intervalli tra un lavoro sostanzioso e l'altro, fatti di lavoretti da poco, preventivi, attese, cancellazioni e poco fatturato...
Alla lunga, queste pause e discontinuità, significano che 20 giorni per 10 mesi, per un totale di 200 giorni effettivi di lavoro, siano anche ottimistici, per moltissimi traduttori.

Concludendo, per fare 30mila euro lordi, si tratta di fatturare 150 euro x 20 giorni x 10 mesi.
Se guardiamo alle tariffe, con l'occhio su questa cifra di 150 euro
si tratta di fare, in una giornata lavorativa:
- 1500 parole pagate a 10 cents (circa 7 cartelle a 20 euro)
oppure
- 2000 parole a 7,5 cents (circa 9 cartelle a 17 euro)
oppure
- 2500 parole a 6,0 cents (circa 11 cartelle a 14 euro)
oppure
- 3000 parole a 5,0 cents (circa 14 cartelle a 11 euro)
e tutto questo come media su 20 giorni al mese e 10 mesi all'ano.

Se un mese si lavora meno di 20 giorni, e si fattura meno di 3000, ci deve essere un altro mese che compensa. Se per 3 mesi il fatturato è inferiore, sarà difficile recuperare e molto probabilmente l'anno non arriva ai 30mila euro, e tanti saluti ai teorici 16mila euro netti di cui sopra.

Questo reddito, guardiamoci nelle palle degli occhi, con la concorrenza (eccesso di traduttori) e alle tariffe correnti attuali, tende ad essere piu' sul carico di 2-3000 parole che su quello di 1500, tende anche a non essere raggiunto in termini ne' di volume ne' di fatturato, e tende a mantenere i traduttori, anche se lavorano a tempo pieno, su fatturati inferiori ai 30mila lordi annui.

Bene, cioe' male, ma almeno ora abbiamo il quadro numerico un po' dettagliato di cosa occorre fare per avere questi ipotetici e medi 16 mila euro lordi, circa, all'anno.

* * *
Ora le considerazioni su come utilizzarli:

Con 16mila euro, sostengo che non ci si può mantenere, a meno che non si abbia nessuno a carico e anche un tenore di vita molto parco.
Certamente non pagando un affitto/mutuo, che da solo si porterebbe via quasi tutto.
Certamente non mantenendo un coniuge.
E anche senza concedersi troppe spese, a prescindere dal fatto che siano detraibili, in parte o in toto, perché anche se danno (quelle poche che lo danno) un beneficio fiscale, comunque la spesa eccede il beneficio. Mi sembra chiaro, con quel reddito!!

Invece ci sta chi:
- ha la fortuna di non dover pagare un affitto/mutuo perché ha un alloggio, o abita con i genitori, o condivide una abitazione con amici, o lo paga il partner
- ha un partner che guadagna, o guadagna bene, o ha un reddito almeno aggiuntivo e regolare
- guadagna queste cifre traducendo come lavoro part-time mentre ha anche un secondo lavoro (o qualunque altra fonte di reddito)

* * *

Il mio discorso, fin dall'inizio, escludeva tutte queste situazioni perché volevo analizzare il lavoro di traduttore in sé, visto il problema di mantenersi con tale attività, quindi non ho incluso e non volevo includere queste situazioni che esistono, sono molto reali, legittime e diffuse, ma non sono soluzioni. Sono situazioni personali che mascherano il problema di fondo del settore.

Io parlavo di tariffe e del mercato attuale, dove chi vuole fare il traduttore a tempo pieno e vuole essere indipendente (definito come "essere in grado di sostenere se stessi e una famiglia, pagare un affitto o mutuo e avere anche del margine") facendo solo il traduttore, e trova parecchie difficoltà.

Ribadisco il concetto di lavorare con margine. Il margine include tutte le spese prudenziali e gli accantonamenti assolutamente imprescindibili per poter dire che il proprio lavoro è sostenibile a lungo termine, quindi include risparmi regolari, eventuali assicurazioni, eventuale pensione integrativa, ecc.).
Chi fa i conti senza considerare tale margine, e senza considerarlo indispensabile, a mio avviso, oppure pratica o accetta tariffe che non consentono tale margine, sta sbagliando i conti, quindi sta lavorando in condizioni precarie e, in ultima analisi, sta remando con impegno verso l'abisso.
In termini pratici, al primo imprevisto gli salta il banco, e se per qualunque motivo ha un calo del lavoro o una spesa imprevista (fermo per malattia, spese mediche elevate, un furto o qualunque altro imprevisto) tale incauto 'professionista' deve farsi prestare o regalare soldi da qualcuno!!!
Questa non è vera indipendenza, è sussistenza precaria.
Mi sembra elementare, ma è meglio ribadirlo!


Ritengo quindi che un fatturato sotto i 30mila euro, con le tasse e i contributi che abbiamo visto, non consente di arrivare all'indipendenza, non consente di accantonare niente, veramente neppure di fare investimenti nella propria formazione continua, e probabilmente neppure una vacanza o un viaggio, che sia di lavoro o di piacere. Niente di tutto è possibile senza considerare situazioni speciali e/o altri redditi, e questo è il problema per chi vuole fare il traduttore a tempo pieno, e farlo a lungo.

Superare i 30mila e andare sui redditi di cui parlavo, invece, implica l'esistenza di un flusso di lavoro talmente continuo ed a tariffe talmente... diciamo "infrequenti", che attualmente ben pochi riescono a raggiungere le cifre di fatturato loro citate.
E siamo daccapo, nonostante l'impegno a tempo pieno, gli anni di esperienza, ecc...
Ricordo ora, per comodità del lettore, che per un reddito sufficiente ad essere indipendenti e protetti da imprevisti (senza scialacquare niente, eh) in altri interventi si parlava di fatturare 250 euro al giorno per 20 giorni al mese x 11 mesi, e per fare questi 250 euro (di media!!!) è facile calcolare tariffe e volumi di lavoro (già visti in dettaglio in altri interventi).


E' tutto.
Ora abbiamo disegnato un quadro completo di cifre, prospettive e soprattutto abbiamo visto il significato praticodi queste cifre.

Ora che ognuno si faccia i conti, e si legga i risultati che sta ottenendo, soprattutto pensando a lunga scadenza, al concetto di attività indipendente e all'esigenza di creare un margine per gli imprevisti, una sicurezza per il futuro e un lavoro sostenibile.

GF


[Edited at 2012-08-31 11:48 GMT]



Il discorso e i conti non fanno una piega.


 
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Esempio con € 60.000 Aug 31, 2012

Provo a fare un esempio con € 60.000 e relativamente poche spese, ipotizziamo € 3.000.

* € 60.000 di fatturato
* € 3.000 euro di spese
* 27,72% INPS = € 15.800
* IRPEF = € 11.975
* addizionale comunale (es. Milano) = € 123
* addizionale regionale (es. Lombardia) = € 712
* totale INPS + tasse: € 28.612

Ovvio che, se dei € 3.000 di spese, € 2.000 sono spese che il traduttore avrebbe comunque, anche se lavora
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Provo a fare un esempio con € 60.000 e relativamente poche spese, ipotizziamo € 3.000.

* € 60.000 di fatturato
* € 3.000 euro di spese
* 27,72% INPS = € 15.800
* IRPEF = € 11.975
* addizionale comunale (es. Milano) = € 123
* addizionale regionale (es. Lombardia) = € 712
* totale INPS + tasse: € 28.612

Ovvio che, se dei € 3.000 di spese, € 2.000 sono spese che il traduttore avrebbe comunque, anche se lavorasse come dipendente, e € 1.000 sono spese esclusivamente legate alla professione (ad es. commercialista), questi € 1.000 vanno di fatto aggiunti all'esborso di € 28.612, per arrivare a € 29.612.

Claudia

PS Questa ipotesi vale solo per fatturato in senso letterale. Se i € 60.000 sono € 30.000 di traduzioni tecniche (fatture) + € 30.000 di traduzioni editoriali (notule cessione diritti d'autore), i risultati cambiano.

[Edited at 2012-08-31 13:38 GMT]
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gianfranco
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Altre considerazioni (ahimé tristi) Aug 31, 2012

Ora resta da domandarsi se a questi livelli di fatturato ci si starebbe:
60mila eur lordi sono, come visto, sono piu' o meno 32mila eur netti.
Bene, ora spendiamoceli...


ALLOGGIO
Ipotizziamo un mutuo o affitto di 800 eur al mese (per niente caro!) e sono già 10mila eur all'anno.
Ne restano 22mila.

RISPARMI
Togliamo subito, come minimo, 400 euro al mese, che fa 5000 eur all'anno, per risparmio e accantonamenti per il futuro.
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Ora resta da domandarsi se a questi livelli di fatturato ci si starebbe:
60mila eur lordi sono, come visto, sono piu' o meno 32mila eur netti.
Bene, ora spendiamoceli...


ALLOGGIO
Ipotizziamo un mutuo o affitto di 800 eur al mese (per niente caro!) e sono già 10mila eur all'anno.
Ne restano 22mila.

RISPARMI
Togliamo subito, come minimo, 400 euro al mese, che fa 5000 eur all'anno, per risparmio e accantonamenti per il futuro.

Rammento che un lavoratore autonomo non guadagna quando è malato, non ha lo stipendio quando va in vacanza, non ha la tredicesima mensilità, e non ha altri tipi di protezione e benefit goduti da un lavoratore dipendente.
In effetti, sarebbe meglio mettere da parte 600-800 eur al mese, almeno fino a raggiungere una cifra totale rassicurante, e poi magari rallentare la pressione, quando si ha un fondo emergenze abbastanza cospicuo. Resto sui 400 al mese per il prosieguo... e non abbiamo neppure considerato l'esigenza di una assicurazione malattia o di una previdenza integrativa...!!!!
Mettendo via 5000 euro all'anno siamo proprio al minimo-minimo accantonabile, e anche incrociando le dita.

E POI TUTTO IL RESTO...
Restano 17mila euro per mangiare, vestire, cinema e... ahimé, poco altro.

Sì, è vero che stiamo pagando un alloggio (almeno, nel caso del mutuo) e che stiamo risparmiando qualcosa (pochino, ma almeno qualcosa), ma con 17mila euro per tutto il resto si riesce a fare la spesa senza patemi, e anche ad andare ogni tanto a vedere un film al cinema, e poco altro.

Viene difficile fare una bella vacanza (diciamo al massimo si potrebbe avere un budget di 2000 eur - su 17mila), se occorre sostenere le spese di 1 figlio, non resta molto.
Anche una piccola utilitaria (facciamo una ratina di 450 eur, benzina per 150 al mese, assicurazione 50 al mese, riparazioni ??, qualche multa ??, parcheggi e varie ??) viene a costare da 600 a 800 euro al mese (che sono 7000-9000 all'anno, da togliere sempre da quei 17mila!!) diventa quasi un sogno.


Tempi grami anche per chi ha 2600-2800 euro al mese netti... come reddito unico.

Il discorso è questo soprattutto, perché un lavoratore autonomo deve gestire in proprio o sostituire o compensare altre voci che un lavoratore dipendente dà per scontate, o che sono incluse nel totale del suo trattamento economico. Questo includono non solo le voci elencate sopra (ferie pagate, malattie pagate, tredicesima mensilità, eventuali altri benefit vari a seconda del datore di lavoro), ma soprattutto perché occorre anche essere pronti a ogni tipo di interruzione o discontinuità nel flusso di lavoro.

In altre parole, quando si presta un servizio a un cliente, come collaboratore esterno autonomo, nel prezzo occorrerebbe includere anche il costo per essere disponibili solo quando serve, a chiamata.
Ma essere disponibili quando al cliente serve un servizio ha un costo intrinseco, perché tra un lavoro e l'altro ci sono buchi, ma noi per essere disponibili abbiamo gia' tutto pronto e pagato in anticipo, dal telefono alla connessione internet, hardware e software, e altre risorse di ogni tipo, il locale di lavoro, e anche il fatto di avere impiantato l'attività (con i suoi costi di avviamento).
Tutto ha un costo e tutto deve essere ammortizzato e deve gravare, una fettina ogni volta, su ogni lavoro.
Anche la disponibilità a richiesta!!!

Tutti questi sono fattori importantissimo da considerare al momento di formare una tariffa.
Ma quanti lo sanno? quanti ci hanno pensato? e quanti lo applicano?

Ed ecco quindi il fiorire delle tariffe suicide, con offerte e preventivi a 5-6 centesimi a parola, o anche 7-8 (invece dei necessari 9-10, ma anche 11 o 12 centesimi necessari per arrivare a fare i 55-60mila eur lordi necessari a tenere in piedi l'attività e vivo il traduttore...

In conclusione, queste tariffe super-ribassate, che sono pero' comunissime e anche considerate normali o decenti, in realtà sono insufficienti, e la maggior parte dei traduttori si trova al di sotto del sottofondo della più bassa immaginabile soglia minima di sostenibilità. E non sto esagerando, no!

GF


[Edited at 2012-08-31 15:49 GMT]
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dropinka (X)
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Non direi proprio... Aug 31, 2012

Federica D'Alessio wrote:

Noi saremo poveri Claudia, vivremo nella miseria, questo è fuori di dubbio; non c'è niente che possiamo fare per evitarlo entro le regole attuali, possiamo solo provare a cambiare le regole.


Sinceramente, parlare di povertà e miseria mi pare fuori luogo. Non è una condizione in cui mi riconosco.

Claudia


 
Riccardo Schiaffino
Riccardo Schiaffino  Identity Verified
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Un esempio di perché certa concorrenza non deve far paura Aug 31, 2012

Ho appena ricevuto questo messaggio. Rimuovo alcuni dettagli per non rendere identificabile il mittente. Secono me spiega già bene perché certi traduttori non ce la possano fare economicamente:


Dear team,
I would send my detailed cv as content editor and Italian freelance translator.

Language pair
English>Italian

...

Rate
0,04 € per word
8,50 € per folder (standard page: 1800 keystrokes)

No CAT tools


1) "Dear team": il messaggio non è indirizzato a nessuno in particolare (e già questo è male), ma è perfino peggio che il solito generico "Dear Sir or Madam": "Dear team" presuppone già un'appartenenza a un team (in questo caso il mio), se tale appartenenza non c'è, la cosa mi indispone già fin dalla prima riga.

2) La combinazione linguistica dichiarata è inglese - italiano, il messaggio è in inglese e basta ed avanza già a dimostrare poca dimestichezza con la lingua dalla quale si pretende di tradurre ("I would send my..." invece, che so, di "Please find attached", un "folder" senza significato come traduzione letterale di "cartella")

3) Le tariffe proposte sono in Euro (a un cliente negli Stati Uniti bisognerebbe proporle in dollari), e la tariffa a parola è ben al di sotto delle tariffe normali accettate dala maggior parte delle buone agenzie di qui: perché lamentarsi delle tariffe basse pagate dalle agenzie quando se ne propongono di peggiori?

4) Un cliente americano normalmente non se ne accorgerebbe, ma il traduttore dimostra poca dimestichezza con il concetto stesso di cartella (1800 battute è, semmai, la cartella editoriale, non quella commerciale), e le due tariffe proposte non coincidono (1800 battute = 300 parole circa; 8,5 €/ 300 = 0,028 € a parola)

5) Il cv in allegato è in formato "EU" - che forse andrà bene per certe cose in Europa, ma è del tutto inutilizzabile qui; è di ben 6 pagine (invece di 1 massimo 2), non indica chiaramente le informazioni essenziali per un'agenzia di traduzione (ad esempio, le conoscenze linguistiche appaiono solo a pag. 5 - ben oltre il punto in cui il cv sarebbe già stato cestinato), e ne riporta altre (data di nascita) che non dovrebbero mai apparire su un cv indirizzato agli Stati Uniti.

5) Dulcis in fundo "No CAT tools". Altro modo per farsi escludere subito, senza neanche arrivare ad iniziare una trattativa

Di proposte di questo livello ne ricevo varie, tutti i giorni, da traduttori di svariate lingue.

Se ci si fa cestinare prima ancora di aver provato a dimostrare le proprie capacità, come si fa poi a lamentarsi che non si riesce a guadagnare abbastanza?


 
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Manuela Dal Castello
Manuela Dal Castello  Identity Verified
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ma se sei convinta di questo... Aug 31, 2012

Federica D'Alessio wrote:

Noi saremo poveri Claudia, vivremo nella miseria, questo è fuori di dubbio; non c'è niente che possiamo fare per evitarlo entro le regole attuali, possiamo solo provare a cambiare le regole.


Se sei convinta che vivrai nella miseria e nonostante questo continui a fare questo lavoro sei masochista. O miliardaria in incognito
O mi sono persa qualcosa?


 
Mariella Bonelli
Mariella Bonelli  Identity Verified
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Aggiunta Aug 31, 2012

Claudia Benetello wrote:
Ciao Federica,

sono d'accordo con te, è la cosa più sensata, ma se il viaggio è palesemente di piacere (ad es. safari in Kenya), sarà difficile farlo passare come spesa di lavoro... E soprattutto, se si investe in hardware, software, corsi di formazione ecc., non bisogna tenere conto solo del "risparmio fiscale" che deriva da tali spese: il fatto di poterle dedurre fa sì che, a conti fatti, ci costino meno, ma non che siano gratis!
Insomma, il "tanto poi scarico" secondo me va preso con un po' di moderazione


Sono d'accordo su questo. Per quanto riguarda scaricare le spese di viaggio, mi risulta che debba essere dimostrata una motivazione, tipo fatture a clienti, corsi di formazione...

Trovo molto interessante questa discussione. Anche se non sono forse fondamentali, o non per tutti, secondo me ci sono ancora due punti che ci sfuggono.

1) Nel mio lavoro riesco ad ottimizzare al massimo il tempo che gli dedico, come penso la maggior parte di noi: ridotto tempo di trasferimento per l'ufficio, produzione in relativa tranquillità e possibilità di integrare il lavoro in sospeso in orari che fanno comodo a me. Ho un'ora dopo cena in cui non so cosa fare? Lavoro. Sono in ferie, ma mi ritrovo un pomeriggio vuoto e con voglia di fare? Lavoro! Non so quante altre categorie hanno la possibilità di produrre in modo così flessibile. Per non contare che anche a distanza sono in grado di rispondere a e-mail e agganciare clienti. Se lavoro 8 ore, quelle 8 ore sono distribuite come voglio io, nel limite del possibile, e questo può dirlo anche chi ha uno studio. Ci sarà differenza fra noi e chi si sveglia, si butta in mezzo al traffico, discute a lungo con il cliente, poi passa a trovarlo... o no? Anche quelle sono ore lavorate.

2) I calcoli che avete fatto sono applicabili a tantissime categorie di lavoratori, non solo a noi. A me non risulta che architetti, giornalisti, informatici e giovani avvocati se la passino meglio o abbiano un carico fiscale inferiore, almeno nel nostro paese. Se questo discorso vale per noi, vale per tutti. Fermo restando che sono molto d'accordo con chi parla di capacità di sapersi gestire (qui è stato detto molto e si potrebbe aggiungere ancora molto altro), si cambia per andare dove? Non mi sembra un passo così semplice e che porti risultati certi.

Io non riesco a vedere la situazione con tanto pessimismo, non ancora almeno, e comunque non posso lamentarmi di come mi stanno andando le cose.

[Edited at 2012-09-01 12:08 GMT]


 
Angie Garbarino
Angie Garbarino  Identity Verified
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Mi ripeto ma ci vuole Aug 31, 2012

Ho appena letto le ultime pagine e di nuovo:

Brava Mariella,

2) I calcoli che avete fatto sono applicabili a tantissime categorie di lavoratori, non solo a noi. A me non risulta che architetti, giornalisti, informatici e giovani avvocati se la passino meglio o abbiano un carico fiscale inferiore, almeno nel nostro paese. Se questo discorso vale per noi, vale per tutti. Fermo restando che sono molto d'accordo con chi parla di capacità di sapersi gestire (qui è stato detto molto e si potrebbe aggiungere ancora molto altro)

Io non riesco a vedere le cose con tanto pessimismo, non ancora almeno, e comunque non posso lamentarmi di come mi stanno andando le cose.


Mi associo a quanto sopra, per adesso le cose per me non sono ancora da vedere con troppo pessimismo, poi vedremo... si cambia per fare che cosa? Insegnare nel mio caso, ma a conti fatti mi distoglie dalle traduzioni e non mi conviene (come diceva Sergio).



[Edited at 2012-08-31 17:06 GMT]


 
Gisella Germani Mazzi
Gisella Germani Mazzi
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+ ...
vero! Aug 31, 2012

Brava Mariella, non bisogna mai perdere la fiducia in se stessi né l'ottimismo!
Con l'autostima e la positività si raggiungono obiettivi importanti, ricordiamocene sempre.

Mariella Bonelli wrote:


Trovo molto interessante questa discussione. Anche se non sono forse fondamentali, o non per tutti, secondo me ci sono ancora due punti che ci sfuggono.

1) Nel mio lavoro riesco ad ottimizzare al massimo il tempo che gli dedico, come penso la maggior parte di noi: ridotto tempo di trasferimento per l'ufficio, produzione in relativa tranquillità e possibilità di integrare il lavoro in sospeso in orari che fanno comodo a me. Ho un'ora dopo cena in cui non so cosa fare? Lavoro. Sono in ferie, ma mi ritrovo un pomeriggio vuoto e con voglia di fare? Lavoro! Non so quante altre categorie hanno la possibilità di produrre in modo così flessibile. Per non contare che anche a distanza sono in grado di rispondere a e-mail e agganciare clienti. Se lavoro 8 ore, quelle 8 ore sono distribuite come voglio io, nel limite del possibile, e questo può dirlo anche chi ha uno studio. Ci sarà differenza fra noi e chi si sveglia, si butta in mezzo al traffico, discute a lungo con il cliente, poi passa a trovarlo... o no? Anche quelle sono ore lavorate.

2) I calcoli che avete fatto sono applicabili a tantissime categorie di lavoratori, non solo a noi. A me non risulta che architetti, giornalisti, informatici e giovani avvocati se la passino meglio o abbiano un carico fiscale inferiore, almeno nel nostro paese. Se questo discorso vale per noi, vale per tutti. Fermo restando che sono molto d'accordo con chi parla di capacità di sapersi gestire (qui è stato detto molto e si potrebbe aggiungere ancora molto altro), si cambia per andare dove? Non mi sembra un passo così semplice e che porti risultati certi.

Io non riesco a vedere le cose con tanto pessimismo, non ancora almeno, e comunque non posso lamentarmi di come mi stanno andando le cose.


[Edited at 2012-08-31 16:55 GMT]


 
Christel Zipfel
Christel Zipfel  Identity Verified
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Vivere nella miseria Aug 31, 2012

Federica D'Alessio wrote:

Noi saremo poveri Claudia, vivremo nella miseria, questo è fuori di dubbio; non c'è niente che possiamo fare per evitarlo entro le regole attuali, possiamo solo provare a cambiare le regole.


Vivranno sicuramente nella misera tutti quelli di noi, una volta che dovranno fare affidamento alla sola pensione della gestione separata, che non avranno provveduto per tempo a una pensione integrativa o che non avranno altri sostegni. Questo è poco ma sicuro, solo che è un fatto che non è ancora abbastanza entrato nella consapevolezza comune, purtroppo.

Per quanto riguarda il vivere di oggi, cioè nella vita lavorativa, ognuno è artefice del suo destino. Non mi è chiaro quali regole dovrebbero essere cambiate se non quelle nostre personali, ovvero cercando appunto di lavorare in modo "imprenditoriale".


 
Federica D'Alessio
Federica D'Alessio
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A quello mi riferivo Aug 31, 2012

Christel Zipfel wrote:

Federica D'Alessio wrote:

Noi saremo poveri Claudia, vivremo nella miseria, questo è fuori di dubbio; non c'è niente che possiamo fare per evitarlo entro le regole attuali, possiamo solo provare a cambiare le regole.


Vivranno sicuramente nella misera tutti quelli di noi, una volta che dovranno fare affidamento alla sola pensione della gestione separata, che non avranno provveduto per tempo a una pensione integrativa o che non avranno altri sostegni. Questo è poco ma sicuro, solo che è un fatto che non è ancora abbastanza entrato nella consapevolezza comune, purtroppo.

Per quanto riguarda il vivere di oggi, cioè nella vita lavorativa, ognuno è artefice del suo destino. Non mi è chiaro quali regole dovrebbero essere cambiate se non quelle nostre personali, ovvero cercando appunto di lavorare in modo "imprenditoriale".



Nella migliore delle ipotesi - e lo dico con cognizione di causa, fatti tutti i dovuti calcoli con commercialisti ed esperti - noi prenderemo 500 euro al mese nette di pensione a 70 anni con un ammontare contributivo di 200mila euro. Come la chiamate voi? Io la chiamo miseria e povertà. Con la pensione integrativa non aumenterà più di tanto l'ammontare mensile. Fatevi i vostri calcoli e vedete come siete messi.
Le regole che vanno cambiate sono queste, le regole che prevedano che si vada a 70 anni dopo 40 anni di lavoro prendendo 500 euro al mese. Né più, né meno. E mi pare evidente che non stiamo parlando di regole personali.

Mi dispiace ma non è che sono pessimista io: i dati, gli indici economici, insomma i freddi numeri dicono che questo paese sta andando in rovina, forse è il caso che ce ne accorgiamo per tempo, fosse anche solo per decidere se ci sta bene oppure no. Con le soluzioni individuali, questa è la mia opinione, non si va da nessuna parte.
Qua stiamo tutti campando day by day, e il motivo è uno: non è più logico pensare a un domani di serenità. Quando a 40 anni, e parlo per la maggioranza dei miei amici e conoscenti, non hai ancora accumulato per validi motivi dipendenti da questo sistema e non dalla tua incapacità, neanche 10 anni di contributi e riesci a malapena a mettere in tasca 900 euro al mese da precario, come la chiamate voi? Io di nuovo la chiamo: certezza di miseria e povertà.
Non sto ovviamente parlando di me, che anzi mi sento fortemente privilegiata rispetto a tanti miei amici che 30mila euro lordi l'anno, per quanto siano di fatturato da lavoratore autonomo invece che da lavoratore a progetto (ma di nuovo, fatti i conti è una differenza molto relativa), se li sognano col cannocchiale, anche perché io so che se voglio ho la possibilità di guadagnare di più, lavorando di più e non ho ancora raschiato il fondo del barile delle mie energie. A me sinceramente interessano poco i discorsi che finiscono nell'orto di casa, sto pensando alla situazione generale. Se poi sto andando off-topic o cose del genere per questo, me ne scuso con tutti voi.

[Edited at 2012-08-31 19:36 GMT]


 
Riccardo Schiaffino
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Interessante sondaggio 2012 sul lavoro dei freelancer (inclusi i traduttori) Aug 31, 2012

Penso che i risultati di questo sondaggio (con un punto di vista piuttosto americano) possano essere interessanti, visto che include varie categorie diverse di liberi professionisti, e permette di raffrontare le risposte date dai traduttori a quelle di categorie affini, quali scrittori, revisori e copyrighter:

2012 Freelance Industry Report


 
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Dubbio "esistenziale": traduttori affermati che non riescono a fatturare per vivere degnamente?






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